Il sogno del calcio e il senso della fuga
1992. Milo vive a Sarajevo ed è una giovane promessa del calcio locale. Ha sedici anni e va ancora a scuola, è innamorato di Lana, è amico dello storico professor Zivanovic e ha un padre giornalista. Ma il 4 aprile è la guerra. È la fine di un mondo. Non c’è aspetto della quotidianità che ne venga risparmiato. Bisogna nascondersi, difendersi, sopravvivere alle bombe e ai cecchini. Il futuro non esiste più: rimane solo l’assedio. L’unica prospettiva sembra la fuga. Una fuga forse possibile. Ma ha davvero senso fuggire? Ed è indispensabile schierarsi?
Massimo Vaggi, che ha partecipato a una missione in territorio croato e ha incontrato profughi ed ex combattenti, racconta un episodio fondamentale della storia recente, oggi quasi del tutto rimosso dalla coscienza collettiva. E lo fa calandosi completamente nella quotidianità degli assediati, in particolare attraverso lo sguardo di un ragazzino e di un professore che non riesce ad unire il senso del passato (che finisce il girono prima) a quello del presente. Il sogno del calcio, con le sue promesse di gloria e benessere, rappresenta perfettamente la perdita di senso in una guerra fratricida in cui vittime e carnefici vengono lasciati a se stessi, ma anche l’ostinazione di vivere normalmente anche sotto le bombe.
Un romanzo che scuote la colpevole indifferenza verso il più grande conflitto europeo dopo la seconda guerra mondiale.